venerdì 26 settembre 2014

Di telefoni che squillano e di David qualunque

Squilla il cellulare. Cioè, squilla il vassoio (chi ha visto il mio Galaxy Tab ante-guerra sa di cosa parlo).
Il vassoio prevede due modalità di conversazione: auricolare o vivavoce.
Secondo voi io mi porto sempre dietro gli auricolari? Ecco. Non serve nemmeno dirlo.

Insomma dicevamo, 'sto coso squilla. E lo fa mentre apro il portone del palazzo e ecco, io a parlare al vivavoce con qualcuno del cui accento ho un'alta probabilità di non capire una mazza, mentre salgo le scale del palazzo e con Nicco che borbotta al seguito proprio non ce la posso fa.
Così mi perdo la chiamata. Azz.

Scale a due a due, Fabio apre la porta a razzo, lancio lo zainetto di Nicco da una parte, le mie scarpe dall'altra e arraffo il telefono di casa mentre con un piede sto già richiudendo dietro di me la porta della camera da letto in cui mi sto blindando per tentare di superare la prova telefono. Rifaccio il numero.
"Good afternoon, hsgfauhfioadfgak (nome di ufficio/ente che non decifro), how can I help you?"
Partiamo male.
Non mi perdo d'animo, mi presento e dico che ho appena perso una loro chiamata.
Incredibilmente colui che aveva tentato di chiamarmi circa 40 secondi prima non è già più in ufficio.
Che culo.
Vabbè, il tipo si segna nome e numero di cellulare, dicendo che mi farà richiamare.

Un minuto dopo, proprio mentre mi accingo a cercare su Internet il numero, almeno per avere un'idea di chi fosse il mio interlocutore, squilla di nuovo il vassoio telefono. Ovviamente la pagina non si è caricata quindi brancolo ancora nel buio riguardo l'identità dei tizi. Ecchecazz.
Vabbè, lanciamoci. Rispondo.
Il cosmo comincia a dimostrare empatia nei miei confronti e finalmente capisco con chi sto parlando. Evvai.
Continuo a capire. Molto bene. Ci stiamo capendo. Fantastico. Wow, la conversazione fila.
Ma come sempre arriva QUEL momento: quello in cui dicono qualcosa di completamente incomprensibile.
Sparo la tipica cazzata della linea disturbata e chiedo di ripetere.
Altro giro, altra corsa: il nulla.
Oddio.
Ce riprovo: niente, se parlava svedese era uguale.
Io c'ho questo problema morale che alla terza volta che me lo ripetono non riesco più a chiederlo, e quindi invento risposte. O sto zitta, così a cavolo, e vedo che succede.
La tizia all'altro capo del telefono ripete lentamente la domanda, per l'ennesima volta, scandendo cose che continuo a capire male e alla fine mi chiede se è ok.
Ovviamente le dico di sì.

Ora il problema è: esattamente a cosa ho detto che è "OK"?

Ho capito che c'è sto manager, David, che sarebbe stato contattato da lei che gli avrebbe dato i miei dettagli.
Poi però si parlava di qualcosa che io dovevo fare, e che io capivo "phone" ma poi ho capito che era "form". Quindi ci sarà un modulo da compilare da qualche parte dell'universo e in un qualche momento che molto probabilmente mi è stato comunicato. Probabilmente non lo scoprirò mai.

E niente, l'oblio.
David, ti prego, manifestati e indicami la retta via.




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